Cantieri navali, l'ora della perizia
I conti non tornano nei “Cantieri Navali Balsamo” e se per la Procura la chiave di lettura resta la bancarotta fraudolenta contestata alla famiglia D’Astore, gli indagati rivendicano l’estraneità ai fatti e chiedono una consulenza per ricostruire tutte le operazioni, sotto forma di “incidente probatorio”. La richiesta. I difensori degli imprenditori brindisini hanno depositato un’istanza per l’ottenimento della verifica sulla contabilità della società, a distanza di quasi quattro mesi dal giorno in cui i militari della Guardia di Finanza diedero esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare che tenne ai domiciliari Gaetano D’Astore, 78, sua moglie Vittoria Giuri, 70, il figlio Daniele, 49, e la figlia Michele, 45, il tempo di arrivare davanti al gip per sostenere l’interrogatorio di garanzia.
Sono tutti e quattro liberi non essendo sussistenti le esigenze cautelari che erano state inizialmente ravvisate, ma rimangono i “gravi indizi” che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Paola Liaci, ha affermato riprendendo le motivazioni sostenute dal pubblico ministero Raffaele Casto.
Secondo i penalisti Vito Epifani e Giampiero Iaia l’incidente probatorio è una tappa indispensabile per l’accertamento della verità, posto che alla base del teorema imbastito dal sostituto procuratore c’è una distrazione di fondi fra società della stessa famiglia. “Black Hole”, stando al nome dell’operazione data dai finanzieri, in italiano buco nero che, per l’accusa, sarebbe stato profondo almeno tre milioni di euro.
Sono tutti e quattro liberi non essendo sussistenti le esigenze cautelari che erano state inizialmente ravvisate, ma rimangono i “gravi indizi” che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Paola Liaci, ha affermato riprendendo le motivazioni sostenute dal pubblico ministero Raffaele Casto.
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