DECRETO SVILUPPO: RIPARTONO LE TRIVELLAZIONI


Fonte: Blogeko
Oggi il Governo ha fatto un regalo ai petrolieri resuscitando un buon tot di richieste per cercare idrocarburi vicino alle coste e nelle aree protette che erano state fermate nel 2010 per motivi ambientali.

Lo so, lo so, sui media mainstream si legge un’altra cosa. La notizia ovunque riportata è che col cosiddetto Decreto Sviluppo il Consiglio dei Ministri ha deciso di portare ovunque a 12 miglia dalla costa il limite per le trivellazioni in mare alla ricerca di idrocarburi: finora le 12 miglia valevano solo per le aree protette, e per le altre coste il limite poteva scendere fino a 5 miglia.

Tuttavia (come sempre) il diavolo è nei dettagli. Nel comunicato stampa del Governo c’è una frasettina apparentemente innocua: “Sono fatti salvi i procedimenti concessori in materia di idrocarburi off-shore che erano in corso alla data di entrata in vigore del cosiddetto correttivo ambientale”.
La traduzione di questa frase è esattamente ciò che ho scritto nelle prime righe: via libera alle trivelle sottocosta e nelle aree protette che erano state fermate due anni fa. E non sono poche.

Come recita il Rapporto annuale 2011 della Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche (fa capo al ministero per lo Sviluppo economico), nel 2010, sulla scia della marea nera nel Golfo del Messico l’allora ministro dell’Ambiente Prestigiacomo ha varato il “cosiddetto correttivo ambientale”, ossia il decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128:

La norma istituisce il divieto di ricerca, prospezione o coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi all’interno di aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, nonché all’esterno delle stesse, nelle zone marine poste entro dodici miglia dalle suddette aree protette. Inoltre istituisce il medesimo divieto, per i soli idrocarburi liquidi, entro cinque miglia dalle linee di base.

Prima questi limiti non c’erano e la norma della Prestigiacomo, prosegue la relazione, ha avuto un “notevole impatto sull’industria del settore”, in quanto ha bloccato un buon numero (non specificato) di richieste per cercare idrocarburi in mare: l’attività che apre la strada alla trivellazione vera e propria.
Ecco, questi altolà ora non valgono più. In futuro, certo, non si potrà più chiedere di cercare ed estrarre idrocarburi a meno di 12 miglia dalle coste e dalle aree protette.
Però chi l’ha fatto prima del 2010 adesso – e solo adesso – può andare avanti tranquillamente. Fino all’ultima goccia.
Non è facile stabilire quali istanze sono state riesumate. Se trovo il tempo cercherò di farlo nei prossimi giorni. E se volete darmi una mano, i commenti sono lì apposta.


Il Rapporto annuale 2011 della Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche. La parte sugli effetti del “cosiddetto correttivo ambiente” del 2010 è alle pagine 8 e 9


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